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Un Gran Problema

18 Mar

Un giorno di festa in più comporta una perdita di 2,5 ore di lavoro all’anno. La scelta di celebrare la festa dell’unità d’Italia il 17 marzo ha provocato polemiche sui costi di un giorno di lavoro perso in un periodo di crisi. Ma secondo una stima fattada Tommaso Nannicini su lavoce.info, si perdono solo 2,5 ore all’anno.

In effetti, aumentano i costi per le imprese ma, considerando le leggi e le disposizioni orarie dei contratti collettivi, sono facilmente riassorbibili, dato che i ritmi di lavoro vengono modificati nel corso dell’anno per affrontare le fluttuazioni della domanda di mercato.

Ma l’aumento dei giorni di ferie porta anche benefici. Andreas Madestam, dell’università Bocconi, e David Yanagizawa Drott, dell’università di Harvard, hanno analizzato gli effetti della festività del 4 luglio negli Stati Uniti. Chi ha festeggiato questa ricorrenza più volte durante i primi anni di vita ha l’8-9 per cento di probabilità in più di votare alle elezioni. Questo tipo di ricorrenze, in sostanza, favorisce la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

Le ricostruzioni storiche e le celebrazioni rafforzano l’idea comune di futuro e l’identità nazionale. Ecco forse un tema su cui avremmo dovuto riflettere in vista del 17 marzo: come farne un elemento in cui gli italiani possano maturare un senso di comunità. Molte polemiche di questi giorni avevano poco a che fare con la perdita di ore lavorative. Lo dimostra il fatto che sono venute dallo stesso partito che in cambio ha chiesto un giorno di festa in Lombardia il 29 maggio, anniversario della battaglia di Legnano.

Tito Boeri