inceneritori piemontesi

22 Lug

Torino, nasce l’inceneritore ma nessuno ci fa caso
di Marco Cedolin – 14/07/2010

Qualche giorno fa a Grugliasco, alle porte di Torino, le autorità,
contornate da un nutrito codazzo di giornalisti, hanno presenziato all’
inaugurazione del cantiere per la costruzione del nuovo forno
inceneritore del Gerbido, prima di recarsi tutti quanti al rinfresco,
dove fra un pasticcino e un sorso di spumante si sarebbe potuto dare
libero sfogo al compiacimento derivante dal “regalo” fatto alla città
da parte della classe politica che l’amministra.

Ad assistere al penoso teatrino, oltre ai disinformatori di
professione, solamente un centinaio di contestatori delusi, più che
arrabbiati, il che in una città che con l’hinterland supera il milione
di abitanti significa l’assoluta mancanza di qualsivoglia reazione da
parte della cittadinanza.
In parole povere i torinesi ed i cittadini di Grugliasco, Beinasco,
Orbassano, Rivalta e Rivoli, hanno ritenuto giusto non interessarsi del
nuovo megainceneritore. L’inceneritore del Gerbido in compenso ha già
iniziato ad interessarsi di loro, partendo dai portafogli, salassati
per alcune centinaia di milioni di euro (cifra che continua ad
aumentare progressivamente) necessarie per la costruzione, per arrivare
alla loro salute che l’impianto metterà a repentaglio anche qualora
continuino a restare voltati dall’altra parte….

Il megainceneritore brucerà 421.000 tonnellate di rifiuti/anno ma la
capacità massima potrebbe arrivare a 579.000 tonnellate/anno, molti più
di quanti la provincia sia in grado di produrne a fronte di una buona
raccolta differenziata. Diffonderà nell’ambiente nanopolveri e polveri
fini, unitamente a diossine, furani, idrocarburi policlici, acidi
inorganici, ossido di carbonio, arsenico, berillio, cadmio, cromo,
nickel, mercurio ed una miriade di altre sostanze (oltre 250) dalla
ferale pericolosità. Dissiperà oltre un milione di metri cubi d’acqua l’
anno destinati al suo sistema di raffreddamento, praticherà l’eutanasia
del sistema di raccolta differenziata in città, necessitando di un’
enorme quantità di rifiuti dall’alto potere calorifero che ne
garantiscano il funzionamento, produrrà energia elettrica emettendo
nell’atmosfera quantitativi di CO2 doppi rispetto ad una centrale a gas
naturale di eguale potenza. Determinerà, come dimostrato da un’ampia
letteratura di studi epidemiologici, l’incremento dell’incidenza di una
lunghissima serie di patologie che vanno dai tumori di più svariato
genere, alle leucemie, alle malattie cardiache e vascolari, passando
attraverso le malformazioni fetali e la sterilità, all’interno di una
zona che comprende larga parte della città e del suo hinterland.

I signori che hanno mangiato i pasticcini e bevuto il vino bianco
sono perfettamente al corrente di tutto ciò, dal momento che hanno già
destinato 30 milioni di euro ai comuni interessati dall’impianto, in
qualità di compensazione per i danni che esso arrecherà. Danni che si
leggono sotto forma di malattie, debitamente convertite in euro all’
interno di apposite tabelline stilate per l’occasione, dove un infarto
arriva a valere 3260 euro euro ed il decesso è stimato intorno ai
160.000 euro.

I cittadini con tutta probabilità non sono al corrente di nulla,
anche perché né la classe politica, né gli scribacchini di professione
hanno mai ritenuto giusto renderli edotti di tutto ciò. Anche perché
tutti i partiti, da destra a sinistra, passando attraverso le varie
frange dipinte di verde, hanno sempre sostenuto la costruzione del
forno inceneritore senza tentennamenti di sorta. Anche perché tutto
sommato informarsi e prendere coscienza dei problemi è un’operazione
che comporta grande dispendio di tempo ed energie e rischia oltretutto
d’indurre al cattivo umore, per cui una serata in poltrona dinanzi al
grande fratello o alla pay tv è di gran lunga preferibile ad una
conferenza sull’incenerimento.

Il megainceneritore del Gerbido una volta completato continuerà ad
occuparsi di tutti loro, piccoli scampoli di umanità racchiusi all’
interno delle tabelline d’incidenza delle patologie, ma loro troveranno
mai il tempo di occuparsi del forno inceneritore e di quelle tabelline
che li riguardano in prima persona?

3 Risposte to “inceneritori piemontesi”

  1. ester 25 luglio 2010 a 10:30 #

    il miglior inceneritore dovrebbe nascere nella capitale; fatto quello non se ne faranno più altri

  2. John 6 settembre 2012 a 20:41 #

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